Dizionario enciclopedico del calcestruzzo – Capitolo 19 (parte 1)

Diagnosi del degrado delle strutture in calcestruzzo. La diagnosi del deterioramento di un edificio o di una struttura in calcestruzzo si basa sull’esame visivo del degrado e sulla raccolta di dati storici che – unitamente ai risultati di prove eseguite in sito o in laboratorio su
frammenti di materiale prelevati dalla struttura – consentono di stabilire le cause del degrado della struttura in genere, e del deterioramento dei materiali in particolare (M. Collepardi, S. Collepardi, J.J. Ogoumah Olagot, F. Simonelli e R.Troli, “Diagnosi del degrado e restauro
delle strutture in C.A.”, Seconda Edizione Tintoretto, Villorba, TV, 2010). Nella Figura che segue è illustrato schematicamente il processo per arrivare alla emissione di una diagnosi del degrado:

Si può dividere il processo di diagnosi in tre stadi:
– esame visivo del degrado;
– raccolta dei dati storici;
– prove in situ ed in laboratorio.

Esame visivo del degrado

L’esame visivo può fornire utili indicazioni circa la raccolta di alcuni elementi indispensabili alla preliminare individuazione del fenomeno almeno per come esso si manifesta apparentemente. Un’accurata documentazione fotografica dei difetti, localizzati in relazione ad un disegno dell’opera coinvolta dal degrado, può essere molto utile per la preparazione di un dossier finalizzato all’emissione della diagnosi. La Tabella che segue riassume schematicamente alcune di queste indicazioni che, attraverso il sopralluogo, è opportuno raccogliere e documentare
sistematicamente per inquadrare la tipologia del degrado così come esso si manifesta: fessurazioni (←), corrosione dei ferri di armatura (←) scoperti, delaminazioni superficiali o distacchi profondi di calcestruzzo.

Esempi di utili elementi da registrare durante il sopralluogo (esame visivo)

Per esempio, l’apparizione di fessure di forma irregolare e magari localizzate sulle pavimentazioni, ma non sulle strutture casserate (travi, pilastri, ecc.), può essere il sintomo di una fessurazione indotta dal ritiro plastico (←) per assenza di stagionatura umida (←) subito dopo la finitura del pavimento. D’altra parte, la presenza di fessure dislocate quasi regolarmente —per esempio in corrispondenza di determinati ferri di armatura— lungo strutture casserate può segnalare indicativamente l’apparizione di fessure indotte successivamente per effetto del ritiro igrometrico (←) a causa di un’eccessiva quantità di acqua di impasto (←) e/o dosaggio di cemento (←) nel calcestruzzo. Le fessure su una pavimentazione dislocate quasi sistematicamente tra due giunti di contrazione (←) potrebbero far pensare più che al ritiro
plastico ad un eccessivo ritiro igrometrico manifestatosi prima del taglio dei giunti di contrazione eseguito tardivamente.
Analoghe considerazioni possono essere estese alla registrazione della situazione sullo stato dei ferri scoperti oppure alle tipiche macchie di ruggine sulla superficie della struttura. Il numero, l’estensione e la dislocazione dei difetti in relazione alle condizioni geografiche e micro-climatiche, come anche la distribuzione dello spessore dei copriferri eventualmente divelti, sono tutti elementi utili per la sintomatologia del degrado.
Infine, i difetti del calcestruzzo in forma di delaminazioni estese e sottili o di danneggiamenti più profondi in corrispondenza di determinate aree per esempio in spigoli, pareti, zone di bagnasciuga, scarichi pluviali, ecc. presenti nell’intradosso (←) o nell’estradosso (←) sono tutti elementi molto importanti da registrare unitamente allo stato di coesione del materiale danneggiato (duro, fragile, polverulento, molle, ecc.) e di eventuali depositi superficiali (efflorescenze, incrostazioni, ecc.).

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